Le origini della viticoltura a Roma, tra sapore e storia

Roma è sicuramente la capitale d’Italia ma è anche, simbolicamente, la capitale del mondo per il turismo globale. L’ombelico del mondo, Romae Caput Mundi e Urbs Aeterna! Si parla non solo del Comune più grande d’Italia ma del terzo Comune più grande d’Europa dopo Berlino e Madrid.

Roma vanta un patrimonio culturale immenso, è colma di siti protetti dall’Unesco, ha uno stile culinario ben distinto, delle onoranze funebri Roma molto rinomate, delle Università premiate e riconosciute in tutto il mondo. Roma è emblema del tempo che scorre, è il fulcro della storia, è la lupa che allatta Romolo e Remo. Fondata secondo la leggenda nel 753 a.C a seguito del fratricidio di Remo da parte di Romolo, è conosciuta per essere stata la capitale dell’Impero Romano. All’epoca dello schiavismo, i padroni delle ricche e vaste domos romane durante i loro festosi e lussureggianti banchetti amavano bere e offrire ai propri commensali dei calici di vino, ovviamente servito dai loro schiavi. Il vino divenne sinonimo di lusso e di ricchezza e proprio per questo Roma fu uno dei centri più importanti di viticultura. La pratica l’avviarono per primi gli Etruschi. Il termine latino “vinum”, non a caso, deriva dalla lingua etrusca. Il vino spesso veniva esportato da Roma in anfore di terracotta. I vitigni erano e sono tutt’oggi concentrati maggiormente nelle zone dei colli Albani, dei Castelli Romani, di Viterbo e di Frascati. I vini romani più antichi e da sempre amati sono l’Albano, il Tuscolano e il Veliterno.

I vini romani DOCG

I vini italiani possono essere distinti in DOC e in DOCG. I vini DOC sono quelli che mantengono denominazione ITG, Indicazione Geografica Tipica, per 5 anni. I DOCG, invece, la mantengono da più di 10 anni e per questo sono vini da Denominazione di Origine Controllata e Garantita. Sono dei DOC che sono diventati DOCG, in pratica. Va specificato che sono più pregiati perché non tutti i DOC, di fatto, riescono a diventare DOCG. In Italia sono presenti 78 vini DOCG e 3 sono laziali. Si tratta del Canellino di Frascati, del Cesanese del Piglio o semplicemente il Piglio e il Frascati Superiore. Tra i vini DOC laziali, invece, vi sono l’Aleatico di Gradoli, l’Aprilia, il Cesanese di Affile, il Bianco Capena, il Moscato di Terracina, il Tarquinia, lo Zagarolo, il Velletri, il Montecompatri Colonna, il Frascati, l’Est!!!Est!!!Est!!! di Montefiascone etc.

Le caratteristiche dei 3 vini romani DOCG

I tre vini nominati nel paragrafo precedente, per conquistarsi tale titolo, vantano qualità virtuose rispetto gli altri vini di titolo inferiore.

C’è da premettere che la viticoltura laziale, la quale si estende per 25.000 ettari, è maggiormente dell’uva bianca. Così sia il Cannellino di Frascati sia il Frascati Superiore sono dei vini bianchi coltivati con uve da Malvasia del Lazio e Malvasia Bianca di Candia. Il Frascati Superiore ha un sapore secco ed amaro, rispetto il Cannellino di Frascati che è il vino dolce per eccellenza a causa della sua surmaturazione. Il Cesanese del Piglio, invece, è un vino rosso della zona ciociara dal sapore intenso, fruttato e molto incisivo.

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